Non si sono fatti attendere i primi commenti sui provvedimenti contenuti nel “Decreto Fare” in materia di Giustizia e mediazione civile che, come noto, è stata reintrodotta come obbligatoria in contrasto con la pronuncia della Corte Costituzionale, che ne aveva dichiarato l’illegittimità costituzionale, per eccesso di delega, nella parte in cui prevedeva il carattere di obbligatorietà.
Il tentativo di “addolcire la pillola” introducendo la norma che abilita di fatto tutti gli avvocati all’esercizio della mediazione non è andato a buon fine, come era logico aspettarsi.
Se anche un calo del numero dei procedimenti giudiziari si è registrato nell’ultimo periodo, non è certo conseguenza della mediazione obbligatoria ma piuttosto della crisi economica che impedisce ad un sempre più elevato numero di cittadini l’accesso alla giustizia, peraltro sempre più costosa nonostante i pesanti tagli agli onorari dei legali.
Anche l’OUA ( ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA) è fortemente contrario al provvedimento sulla mediazione, definendolo addirittura “incomprensibile”, “incostituzionale” e “fallimentare”, mentre a suo dire, si registra un passo avanti, comunque migliorabile, nella strada dello snellimento dei contenziosi civili.
A questo aggiungiamo che, così come concepita, la mediazione obbligatoria porterà un aggravio dei costi per i cittadini ed un allungamento complessivo dei tempi della giustizia per la risoluzione delle controversie in quanto l’esperienza ha ampiamente dimostrato che laddove non sussiste la volontà di trovare ad un accordo non lo si può certo imporre per legge.